Sempre più intelligenti
Nelle ultime decadi svariati studi hanno dimostrato che il quoziente intellettivo nella popolazione ha subito picchi vertiginosi, un fenomeno questo chiamato “Flynn Effect”.
In merito a ciò sono state avanzate varie spiegazioni. La prima concerne una miglior e più completa alimentazione della popolazione attuale rispetto a quella di alcuni decenni fa. Un altro fattore importante riguarda la maggior complessità degli stimoli ambientali a cui siamo sottoposti: pensiamo ad esempio alla nuova tecnologia, computer, tv, o alla crescente urbanizzazione. Anche la nuova struttura familiare può aver contribuito al Flynn Effect: il decremento delle nascite ha fatto sì che le dimensioni delle famiglie si riducessero. In questo modo, i genitori hanno potuto dedicare più attenzioni e risorse a ogni singolo figlio. Un altro elemento essenziale è stata la maggior scolarizzazione dei genitori, fattore, quello scolastico, decisivo dal momento che si stima che un solo anno di scuola ha enormi effetti sull’intelligenza, sia essa fluida o cristallizzata.
La principale critica rivolta a queste ricerche, però, riguarda il fatto che lo studio di questo fenomeno si sia concentrato prevalentemente nelle aree industrializzate. E nelle aree rurali?
In uno studio di Daley e coll. condotto in Kenya (paese in cui l’urbanizzazione è ancora debole) vennero analizzati due campioni di bambini, uno nel 1984, e l’altro nel 1998, a 14 anni di distanza. Per misurare il QI vennero utilizzati due tipi di test: le matrici di Raven (per verificare le abilità spaziali), un test, culturalmente adattato, che misurava le abilità non-verbali, e il Digit Span Test (per analizzare le capacità mestiche). Una peculiarità di questo studio è consistita nella misurazione accurata, giorno dopo giorno, della quantità e della qualità di cibo assunta nelle famiglie di questi bambini. Le altre variabili studiate furono la composizione e struttura delle famiglie, nonchè il livello di istruzione dei genitori.
Il risultato della ricerca confermò le aspettative: in tutti e tre i test si registrò un effettivo aumento del QI a 14 anni di distanza.
I fattori analizzati potenzialmente in grado di spiegare l’effetto sono:
- alimentazione: si registrò un incremento delle kcal assunte tra il campione del ’84 e quello del ’98;
- complessità degli stimoli ambientali: è stata riportata una maggior circolazione di giornali, sebbene altri mezzi di comunicazione, quali televisione e computer, siano oggi ancora poco diffusi;
- fattori familiari: è stato attestato un significativo decremento delle nascite anche in Kenya, e ciò ha permesso alle famiglie di spendere più soldi per la cura e l’educazione dei figli;
- istruzione dei genitori: si può notare una crescita consistente dell’alfabetizzazione dei genitori, soprattutto delle madri;
- scolarizzazione: nonostante non siano stati raccolti dati empirici riguardanti la qualità dell’insegnamento, essendo i bambini da poco entrati nel mondo scolastico, è stato in ogni caso registrato un significativo aumento della frequenza alla scuola dell’infanzia;
- stato di salute: anche l’aumento del benessere e la riduzione della probabilità di contrarre infezioni è un elemento da tenere in considerazione.
Sebbene non sia possibile stabilire un rapporto di causalità diretto, sono sempre di più le evidenze che attestano che tali fattori (tra cui, in particolare, la maggior enfasi posta oggi rispetto al passato sull’educazione e sulla cultura) siano stati decisivi nel contribuire all’incremento del QI della popolazione, tanto nelle aree industrializzate quanto in quelle rurali.
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Bibliografia
Daley, Whaley, Sigman, Espinosa, Neumann. IQ on the rise. The Flynn Effect in Rural Kenyan Children. Psychological Science, 2003, 215-219