Ognuno di noi, in modo più o meno prepotente, ha dentro di sé il desiderio di imporsi sull’altro: questo istinto si manifesta anche nei rapporti sessuali, con piccoli atti che possono provocare piacere sia a chi li fa che a chi li riceve: un morso, una sculacciata, un graffio, bendare il partner… Tutte iniziative che portano un pizzico di eccitazione in più e rientrano nella normalità dei giochi di ruolo di tutte le coppie.
Negli ultimi tempi questo aspetto della sessualità ha suscitato un grande interesse popolare grazie al successo della trilogia di “50 sfumature di grigio” e del recentissimo film, in cui sono descritti gli incontri sessuali tra un dominatore (Mr Grey) e una sottomessa (Anastasia Steele). D’altronde, già da molto tempo la letteratura è stata affascinata dall’argomento: non dimentichiamo gli scritti del marchese De Sade, nei cui romanzi troviamo comportamenti sessuali trasgressivi e perversi e scene di esplicita violenza, oltre a dissertazioni filosofiche sulla ricerca del piacere per il soddisfacimento degli istinti naturali. Non a caso il termine “sadismo” ha origine proprio dal nome di tale autore.
Da un punto di vista strettamente clinico, è bene ricordare tuttavia che il sadismo e il masochismo non sempre si presentano così come vengono romanzati. Infatti, quando il piacere sessuale viene raggiunto solamente in situazioni in cui si infligge o riceve dolore fisico durante l’atto sessuale, tali comportamenti vengono definiti “sadomasochisti”.
Il sadomasochismo non è una semplice pratica erotica dove ci si cimenta in giochi di ruolo tra dominato e dominatore per vivacizzare il proprio rapporto: se portato all’estremo può prendere la forma di una vera e propria psicopatologia. Infatti il sadismo e il masochismo rientrano nelle cosiddette parafilie, disturbi del comportamento sessuale in cui gli oggetti e le situazioni che provocano piacere si sostituiscono completamente alla normalità, “costringendo” quindi l’individuo a mettere in atto comportamenti devianti per raggiungere il piacere a lungo fantasticato.
Il masochismo e il sadismo rappresentano due aspetti complementari, in quanto:
– nel sadismo il piacere sessuale viene raggiunto dalla necessità di infliggere ad altri, consenzienti o meno, sofferenze corporali o psicologiche allo scopo di raggiungere l’eccitamento. Gli atti che possono indurre tale piacere possono arrivare ad essere molto violenti: graffiare, frustare, torturare fino al sanguinamento o causare delle vere e proprie lesioni fisiche. Un atto sadico a lungo fantasticato e progettato viene poi realizzato in maniera inevitabile e obbligatoria, tanto che il sadismo è alla base di molti reati di stupro e, in casi estremi, di omicidio;
– il masochismo invece è la spinta a procurarsi sofferenze fisiche per raggiungere l’eccitamento. Il comportamento masochista si attua attraverso specifici rituali ed è teso a ottenere piacere attraverso la sottomissione, il dolore o l’umiliazione. Le pratiche masochiste tendono a ritardare l’orgasmo, che deve giungere al massimo della sofferenza. Anche per il masochismo alcune pratiche possono portare alla morte: ad esempio, l’asfissia erotica prevede una riduzione dell’afflusso di ossigeno al cervello e si ottiene mediante un vero e proprio soffocamento.
Come posso aiutare il partner che ha questo problema?
Date le particolarità e le crudeltà delle pratiche ricercate dal sadico o dal masochista, è difficile per costoro trovare un partner che li sostenga, sia da un punto di vista fisico che psicologico.
Per coloro che invece si trovano in una situazione di coppia, la sessuologia e la terapia di coppia giocano un ruolo chiave: esse aiutano a prendere consapevolezza delle difficoltà sessuali ed emotive che stanno alla base di queste perversioni. Insieme al terapeuta si troverà il modo di sostituire gradualmente il comportamento sessuale deviante con interessi adeguati, così da poter ricostruire la relazione con il partner.
La terapia inoltre è utile anche al partner del sadico/masochista, poiché ne allevia i sentimenti di colpa e di inadeguatezza: infatti si trova spesso colpevolizzato dal parafiliaco perché “non vuole lasciarsi andare”, venendo etichettato come bigotto o troppo tradizionale.
Per inibire le fantasie e i comportamenti sadici, nel caso in cui la persona rischi di diventare un pericolo per gli altri, potrebbe essere necessario abbinare alla psicoterapia anche un trattamento farmacologico.
Chi siamo – Dove siamo – Contattaci